Spazio

Le missioni Apollo 2

Astronauta sulla Luna

I due membri dell’equipaggio preparavano il LM per la sua permanenza lunare. Indossavano le tute spaziali, eseguivano la decompressione ed uscivano per dispiegare i vari strumenti scientifici ed esplorare i dintorni. Anche se l’astronauta saltella la pesante tuta spaziale scaricava tutto il suo peso ad ogni passo sulla schiena e le gambe degli astronauti.

Fare una lunga passeggiata era sfiancante. Per lunghe esplorazioni occorreva un veicolo. Così le ultime missioni furono dotate del Lunar Rover, un veicolo elettrico che alla velocità di circa 10 km/h permise l’esplorazione a largo raggio della Luna. Raccolti rocce, sassi e polveri gli astronauti ritornavano sul LM, lo ripressurizzavano, quindi si toglievano le tute spaziali e si preparavano a partire.

Dalla Luna alla Terra

Anche il LM era diviso in stadi: il modulo di discesa e quello di risalita. Quello di risalita era l’unico abitabile ed era dotato di un razzo proprio, usabile anche in caso di problemi in fase d’atterraggio. Attivato il razzo, il modulo di risalita si sganciava da quello di discesa e raggiungeva la capsula Apollo in orbita. Terminato il suo scopo, il modulo di risalita si sganciava ed a seconda dell’opportunità lo si faceva schiantare in un punto preciso della Luna o lo si abbandonava in orbita lunare. Con un’accensione del razzo principale la capsula Apollo tornava verso la Terra.

LM e rover lunari

Iniziava ora un’altra fase delicata, quella del rientro sulla Terra.  Con il carburante residuo del modulo di servizio si frenava il più possibile, poi anche questo modulo veniva sganciato. Il pilota della capsula Apollo doveva mantenere la capsula all’interno di un sentiero di discesa molto ristretto. Se fosse sceso troppo sarebbe bruciato nell’atmosfera, altrimenti sarebbe rimbalzato sull’atmosfera. La manovra doveva riuscire al primo tentativo. Passata questa fase, la capsula ammarava frenata da tre paracadute.

Stazione spaziale Skylab

Terminato il programma Apollo lunare, gli USA utilizzarono uno dei Saturno V per mettere in orbita il laboratorio spaziale Skylab. La stazione aveva una volumetria straordinaria che fu superata solo a Mir ultimata (la stazione spaziale russa).  Il laboratorio fu raggiunto da tre missioni Apollo che vi effettueranno proficui esperimenti. Il laboratorio fu infine lasciato bruciar in atmosfera.

L’ultima missione Apollo fu invece una missione di propaganda. Per la prima volta USA ed URSS decisero di effettuare una missione congiunta. Un aggancio nello spazio tra l’Apollo e la Soyuz. Le due capsule avevano portelli d’aggancio differenti e differente era anche la composizione dell’atmosfera interna. Fu necessario realizzare un modulo di raccordo che fu portato nello spazio dalla Soyuz.

Le missioni Apollo sono ormai rimaste un mito per gli obiettivi raggiunti e per la loro intrinseca sicurezza, tanto che il nuovo veicolo spaziale pilotato degli USA, l’Orion, che sostituirà l’attuale navetta spaziale, trae ispirazione proprio da questo mitico programma e nelle intenzioni dovrebbe riportare l’uomo sulla Luna.

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